Compreso l’Istituto lucano, sono soltanto cinque i centri italiani a somministrare questa terapia innovativa.
Il radiofarmaco è indicato per il trattamento di soggetti affetti da carcinoma prostatico resistente alla terapia ormonale, con metastasi ossee sintomatiche e senza metastasi viscerali note. “Il suo principio attivo, il radio-223, un analogo del calcio che si lega selettivamente all’osso in particolare alle aree interessate da metastasi” spiega il direttore dell’U.O. Giovanni Storto che prosegue “l’elevata energia trasferita al tumore grazie alle particelle alfa induce un’alta frequenza di rotture della doppia elica del Dna delle cellule tumorali con conseguente potente effetto citotossico”. La sopravvivenza globale a seguito del trattamento con questo radiofarmaco è stata dimostrata essere significativamente maggiore rispetto ai pazienti trattati con la migliore terapia standard.
Fonte: ufficio stampa Irccs Crob