In occasione del convegno organizzato dall’associazione “Il cielo nella stanza”, svoltosi sabato 18 ottobre presso la Biblioteca Nazionale di Potenza, è intervenuto il prof. Federico Tonioni, responsabile dell’ambulatorio di dipendenze da internet e di cyberbullismo del Policlinico Gemelli di Roma e coordinatore scientifico dell’Associazione, per spiegare il fenomeno del cyberbullismo.
Il convegno, intitolato “Comunicare al tempo di internet…il rischio della dipendenza e del cyber-bullismo”, ha voluto fare luce su un fenomeno che, come ha spiegato il prof. Tonioni, “si configura come la maggior fonte di angoscia e preoccupazione per gli adolescenti nativi digitali, arrivando a compromettere il rendimento scolastico e l’evoluzione armonica della personalità, fino allo sviluppo di sentimenti depressivi e di auto-svalutazione correlati ad un rischio suicidario, documentato da recenti fatti di cronaca, o a gravi dinamiche di ritiro sociale”.
L’Associazione “Il cielo nella stanza”, prima associazione nazionale aderente alla campagna “No hate speeh” del Consiglio d’Europa, vuole quindi prevenire e contrastare i fenomeni del bullismo e del cyber bullismo. “Per raggiungere tale scopo – ha dichiarato il presidente Nino Cutro – è necessaria una capillare azione di sensibilizzazione non solo dei giovani ma anche delle famiglie e di tutti coloro i quali operano nel mondo della scuola e del volontariato”. “A tale scopo – ha aggiunto Cutro – sono stati sottoscritti protocolli d’intesa con il Tribunale per i Minorenni e l’Asp di Potenza”.
In una ricerca del 2013 realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos, infatti, si evidenzia come 4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti “diversi”per aspetto fisico (67%), per orientamento sessuale (56%) o perché stranieri (43%). “Il bullismo on line viene considerato un pericolo tangibile più pericoloso della droga (55%), del pericolo di subire una molestia da un adulto (44%) o del rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile (24%)”, ha spiegato il professor Tonioni. “ La ricerca evidenzia inoltre l’inclinazione sempre più frequente, presente anche nei pre-adolescenti, a sperimentare attraverso l’uso delle nuove tecnologie una socialità aggressiva, denigratoria, discriminatoria e purtroppo spesso violenta. Sappiamo che le relazioni online si svolgono tra confini spazio-temporali non convenzionali che rendono la comunicazione e la moltiplicazione dei contatti quasi una scelta obbligata. I concetti di distanza e vicinanza sono stati stravolti a scapito della capacità di separarsi e di stare da soli, così come l’idea del tempo che, in un’epoca multitasking, è vissuto con maggiore intensità,con la riduzione delle attese e di conseguenza della capacità di attendere. Le relazioni digitali, escludendo il corpo fisicamente inteso e quindi la comunicazione non verbale, tendono a favorire pensieri meno inibiti e comportamenti più impulsivi, incrementando l’aggressività e la sessualizzazione nelle relazioni”. “In chat e social network – ha concluso il coordinatore scientifico dell’Associazione – il potenziale di visibilità e l’assenza degli adulti contribuiscono ad alimentare diffusione e pervasività del fenomeno”.