Non è migliorata la situazione nel distretto della Corte di Appello di Potenza per quanto riguarda la carenza di magistrati ordinari e di personale amministratvo, quest’ultimo ancor più evidente negli uffici requirenti.
A denunciarlo il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza, Armando D’Alterio, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Gli uffici requirenti necessitano di uno sforzo logistico per fronteggiare le carenze, lo scorso anno gravi principalmente sotto il profilo del personale amministrativo, quest’anno – ferme restando le gravi carenze in tale settore – ancor più gravi sotto il profilo dei ruoli dei magistrati ordinari, del Pubblico Ministero di Potenza e del settore giudicante”.
Sulla carenza di organici si è soffermato anche la presidente della Corte d’Appello di Potenza, Rosa Patrizia Sinisi.
“Per rompere la stagnazione dei processi in particolare del settore civile occorre – ha precisato – imprimere una svolta effettiva. Per dirla in termini aziendalistici, è necessario rafforzare il capitale umano, Aumentando gli organici dei giudici e colmando tutte le scoperture organiche di magistrati e personale amministrativo negli uffici giudiziari del distretto, con provvedimenti straordinari, anche l’incentivo economico.
Per compensare la circostanza che, a differenza delle popolose regioni confinanti, pochi sono i lucani vincitori di concorso nel settore della giustizia, e tanti di essi subiscono ancora il fascino del vivere in contesti diversi da quelli di origine».
L’appello rivolto dalla presidente è quindi quello di dichiarare le sedi del distretto come «disagiate, per contrastare il turnover dei trasferimenti, conseguendo così risultati anche sul piano di riduzione dei tempi processuali”
Nonostante questa situazione, – torniamo alla relazione del Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Potenza, Armando D’Alterio – complessivamente le quattro Procure del distretto di Corte d’Appello di Potenza hanno definito circa 26.875 procedimenti ordinari rispetto agli originali 13.274, con una pendenza finale di 10.868 procedimenti attuali, e dunque una percentuale di smaltimento, quantificando il differenziale tra pendente iniziali e finali, corrispondente a -18,1%“.
Ci sono stati 2.406 procedimenti in più rispetto ai sopravvenuti, con una durata media dei procedimenti di 172 giorni, sensibilmente ridotta, – ha precisato il Procuratore Generale D’Alterio – dunque, rispetto alla durata di 208 giorni registrata lo scorso anno.
La durata media dei procedimenti nella fase delle indagini preliminari ammonta a meno di sei mesi, il che pare sconfessare la critica alla riforma della prescrizione – che la bloccherà, a partire dal prossimo anno, dopo la sentenza di primo grado – per quella parte che si riferisce alla presunta circostanza che la prescrizione sarebbe dovuta essenzialmente alle lungaggini delle indagini preliminari, per cui la riforma non sarebbe funzionale allo scopo perseguito”.
Foto di copertina: Il Quotidiano