Usufruiva della legge sulla paternità, la quale stabilisce la non licenziabilità del padre lavoratore durante il concedo nel primo anno di vita del bambino.
Nonostante questo, la Eurosystem, azienda di Tito Scalo, ha licenziato Pierluigi Torre. Una decisione contestata dalla Rsu che ha indetto lo sciopero e che la Cisl di Basilicata definisce in un comunicato “un atto assai grave poiché unilaterale e assunto senza i necessari passaggi che in tali casi andrebbero consumati con scrupolo e attenzione.
La giusta causa – prosegue la nota del sindacato – deve essere fondata su ragioni importanti e inconfutabili, mentre nella fattispecie sembrerebbero emerge piuttosto atteggiamenti discriminatori da parte dell’azienda, come peraltro più volte denunciato dalla stessa Rsu.
Non di minore rilevanza – secondo la Cisl – è la decisione di colpire i lavoratori che utilizzano i permessi previsti dalla legge per assistere familiari che versano in gravi condizioni di salute; una norma di civiltà che compensa la carenza e l’inadeguatezza dei servizi offerti per rispondere alle esigenze di conciliazione tra vita familiare e lavoro.
Il licenziamento è ancor più sorprendente – sostiene la Cisl – se si considera che il lavoratore in questione stava usufruendo della legge sulla paternità, la quale stabilisce la non licenziabilità del padre lavoratore durante il concedo di paternità nel primo anno di vita del bambino”.
La Cisl, nel ritenere che “tali vicende non favoriscono un clima lavorativo e sindacale collaborativo”, condanna quanto accaduto e chiede il reintegro del lavoratore fino al chiarimento della vicenda nelle sedi deputate.
Nonostante questo, la Eurosystem, azienda di Tito Scalo, ha licenziato Pierluigi Torre. Una decisione contestata dalla Rsu che ha indetto lo sciopero e che la Cisl di Basilicata definisce in un comunicato “un atto assai grave poiché unilaterale e assunto senza i necessari passaggi che in tali casi andrebbero consumati con scrupolo e attenzione.
La giusta causa – prosegue la nota del sindacato – deve essere fondata su ragioni importanti e inconfutabili, mentre nella fattispecie sembrerebbero emerge piuttosto atteggiamenti discriminatori da parte dell’azienda, come peraltro più volte denunciato dalla stessa Rsu.
Non di minore rilevanza – secondo la Cisl – è la decisione di colpire i lavoratori che utilizzano i permessi previsti dalla legge per assistere familiari che versano in gravi condizioni di salute; una norma di civiltà che compensa la carenza e l’inadeguatezza dei servizi offerti per rispondere alle esigenze di conciliazione tra vita familiare e lavoro.
Il licenziamento è ancor più sorprendente – sostiene la Cisl – se si considera che il lavoratore in questione stava usufruendo della legge sulla paternità, la quale stabilisce la non licenziabilità del padre lavoratore durante il concedo di paternità nel primo anno di vita del bambino”.
La Cisl, nel ritenere che “tali vicende non favoriscono un clima lavorativo e sindacale collaborativo”, condanna quanto accaduto e chiede il reintegro del lavoratore fino al chiarimento della vicenda nelle sedi deputate.