Dopo le diffide fatte all’Eni in seguito alla fuoriuscita di idrocarburi (sospese dal Tar), la Regione Basilicata è intervenuta in maniera più pesante sui dirigenti della multinazionale a tutela del territorio e delle popolazioni della Val d’Agri. Lo ha fatto con una lettera inviata lunedì sera, dopo che, nell’incontro con la stampa, l’Arpab ha confermato inquinamento del sottosuolo all’esterno del Cova, in seguito allo sversamento di petrolio da alcuni dei serbatoi che non dispongono del doppio fondo.
Cosa ha intimato la Regione all’Eni? “Di predisporre con immediatezza tutte le misure idonee ad evitare che la contaminazione proveniente dall’area del Cova di Viggiano possa espandersi in direzione del fondovalle”. “In particolare – si legge nella nota – oltre alla realizzazione di un barrieramento idraulico lungo il confine del sito Cova, Eni dovrà realizzare con la massima urgenza, una seconda linea, mediante emungimento da quattro piezometri posizionati a monte della Statale 598 (Sest15, Sest 16, Sest17 e Sest 54)”. La Regione, inoltre, ha intimato ad Eni di predisporre urgentemente anche le misure già indicate nel parere dell’Arpab del 28 marzo scorso e cioè l’emungimento tramite pozzi che “dovrà essere effettuato in continuo, identificando la modalità realizzativa più idonea in termini di portate della falda da intercettare e di corretta gestione impiantistica”; di fornire “al più presto possibile, i risultati del monitoraggio, con cadenza almeno bisettimanale, delle acque di drenaggio che defluiscono immediatamente a valle della Statale 598 (Fossa del Lupo) al fine di poter evidenziare eventuale trend di contaminazione in atto”.
Infine, nella lettera inviata, la Regione Basilicata ha chiesto ufficialmente ad Eni di predisporre “con immediatezza un modello idrogeologico di tutta l’area interessata dal quale si possano evincere dati quantitativi sui moti di filtrazione”.
Se questa è la situazione emersa dalle verifiche effettuate ci chiediamo – e lo facciamo con il massimo rispetto dei giudici amministrativi del Tar di Basilicata – come si possano sospendere le precedenti prescrizioni della Regione facendo propria la tesi dell’Eni, secondo la quale “l’utilizzo di un solo serbatoio – quello dotato di doppio fondo – farebbe venir meno le condizioni di sicurezza e di funzionalità indispensabili per una corretta gestione delle operazioni”. Intanto si ammette che gli altri serbatoi non sono dotati di doppio fondo, ragion per cui il rischio di sversamento, come accaduto, è reale.
Come si possa poi sostenere che utilizzando solo il serbatoio con doppio fondo verrebbero meno le condizioni di sicurezza, ci lascia alquanto perplessi. Siamo ancora più perplessi sulla base di quanto dichiarato dal direttore generale e dai tecnici dell’Arpab sul livello d’inquinamento del sottosuolo esterno al Cova come confermato dai prelievi effettuati.
Come risponderà l’Eni alle intimazioni della Regione? Speriamo che si diano corso. Al contrario, dobbiamo ipotizzare che il presidente Pittella possa davvero decidere di bloccare l’attività estrattiva come minacciato nelle settimane scorse.