Due anni e mezzo di reclusione per l’ufficiale della Guardia di Finanza, Ferdinando De Pasquale, diciotto mesi per altri due agenti delle Fiamme Gialle. Due anni per un ex dipendente dell’Eni.
Sono queste le richieste del Pm nel processo sulla “tangentopoli lucana”, tuttora in corso dopo dodici anni, che coinvolse imprenditori, dirigenti dell’Eni e dell’Inail, il mondo della politica con nomi di spicco: il vice presidente della giunta regionale dell’epoca, Vito De Filippo, i parlamentari Antonio Luongo ed Angelo Sanza, questi ultimi tutti assolti.
L’inchiesta coordinata dal Pm Henry John Woodcock, all’epoca dei fatti in servizio a Potenza, portò alla luce una rete di corruzione per ottenere l’assegnazione di appalti da parte dell’Eni e dell’Inail.
Le accuse contestate a vario titolo agli indagati, venti dei quali raggiunti da ordinanze di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti, concorso in numerosi episodi di corruzione, rivelazione di segreti di ufficio, favoreggiamento ed estorsione.
Il maggiore della Guardia di Finanza Ferdinando De Pasquale, per otto anni in servizio a Potenza, è accusato di corruzione per i rapporti che avrebbe avuto con imprenditori locali, dai quali avrebbe ricevuto benefit.
Prescritti i reati per Antonio, Francesco e Michele De Sio e per il capo del personale della loro azienda, Giuseppe Mastrosimone. Secondo l’accusa, l’impresa De Sio avrebbe versato tangenti a dirigenti dell’Inail arrestati, per ottenere l’assegnazione degli appalti per la costruzione di una caserma dei carabinieri a Villa d’Agri di Marsicotevere (Potenza) e per la costruzione della nuova sede dell’Inail di Avellino.